Austria, 1999
10 min.
Scritto e diretto da Peter Tscherkassky
Una giovane donna entra in un’anonima casa di periferia in piena
notte; chiusa la porta avviene la fatale rottura, gli spazi si richiudono e si
riavvolgono frantumandosi attraverso lo schermo, qualsiasi parvenza di narrazione
cinematografica è sopraffatta e travolta, lasciando effuse infinite schegge di un
linguaggio cinematografico del tutto singolare. Si tratta di Outerspace di Peter
Tscherkassky, l’avaguardista della
celluloide, il cineasta austriaco che tramite la sua modalità di lavoro fieramente
analogica riconcilia il termine avanguardia con il suo romantico sentore
anacronistico.
In molti avranno riconosciuto all’interno dell’aritmia
visiva di Outerspace il volto di Barbara Hershey protagonista nel 1981 di
Entity, un discreto horror diretto da
Sidney J. Furie in cui una donna
viene posseduta da una violenta e inafferrabile entità. Tscherkassky rielabora
magistralmente il filmato originale; diverse sequenze che mostrano l’assalto
dell’entità vengono utilizzate per intensificare
il crollo che si verifica al livello della superficie delle immagini. Il volto
della donna attraverso la frammentazione dello schermo in tracce spettrali esplode
in molteplici direzioni smascherando l’occultamento onirico dell’entità, qualsiasi essa sia poiché come
ci ricorda Claude Kappler in Le monstre. Pouvoir de l’imposture: Il mostro è dunque la somma di una
proiezione simultanea di raggi convergenti: è come il prodotto di una tempesta
cosmica che si sia abbattuta in un punto dato. Il mostro, combinando degli
elementi a prima vista eterogenei, rappresenta una cifratura di forze ostili.
Lo si può pertanto sottoporre a diverse manipolazioni (è divenuto un oggetto
sacro) e, in particolare, alla decifrazione, che è una maniera di comprendere,
di dominare, di organizzare in forma di elementi maneggevoli delle forze che
nella loro manifestazione bruta non lo erano. Il mostro è dunque una maschera
nella misura in cui riproduce i tratti dell’avversario (è una proiezione):
questa maschera funziona come rivelatore, come attualizzazione, ma anche come
travestimento. È schermo nel doppio senso del termine: serve a rivelare tanto
quanto a dissimulare. Funziona come il sogno, che è insieme detentore di una
verità e causa del suo occultamento.
Nessun commento:
Posta un commento