venerdì 22 maggio 2015

Outerspace


Austria, 1999
10 min.
Scritto e diretto da Peter Tscherkassky


Una giovane donna entra in un’anonima casa di periferia in piena notte; chiusa la porta avviene la fatale rottura, gli spazi si richiudono e si riavvolgono frantumandosi attraverso lo schermo, qualsiasi parvenza di narrazione cinematografica è sopraffatta e travolta, lasciando effuse infinite schegge di un linguaggio cinematografico del tutto singolare. Si tratta di Outerspace  di Peter Tscherkassky, l’avaguardista della celluloide, il cineasta austriaco che tramite la sua modalità di lavoro fieramente analogica riconcilia il termine avanguardia con il suo romantico sentore anacronistico.



In molti avranno riconosciuto all’interno dell’aritmia visiva di Outerspace il volto di Barbara Hershey protagonista nel 1981 di Entity, un discreto horror diretto da Sidney J. Furie in cui una donna viene posseduta da una violenta e inafferrabile entità. Tscherkassky rielabora magistralmente il filmato originale; diverse sequenze che mostrano l’assalto dell’entità vengono utilizzate per intensificare il crollo che si verifica al livello della superficie delle immagini. Il volto della donna attraverso la frammentazione dello schermo in tracce spettrali esplode in molteplici direzioni smascherando l’occultamento onirico dell’entità, qualsiasi essa sia poiché come ci ricorda Claude Kappler in Le monstre. Pouvoir de l’imposture: Il mostro è dunque la somma di una proiezione simultanea di raggi convergenti: è come il prodotto di una tempesta cosmica che si sia abbattuta in un punto dato. Il mostro, combinando degli elementi a prima vista eterogenei, rappresenta una cifratura di forze ostili. Lo si può pertanto sottoporre a diverse manipolazioni (è divenuto un oggetto sacro) e, in particolare, alla decifrazione, che è una maniera di comprendere, di dominare, di organizzare in forma di elementi maneggevoli delle forze che nella loro manifestazione bruta non lo erano. Il mostro è dunque una maschera nella misura in cui riproduce i tratti dell’avversario (è una proiezione): questa maschera funziona come rivelatore, come attualizzazione, ma anche come travestimento. È schermo nel doppio senso del termine: serve a rivelare tanto quanto a dissimulare. Funziona come il sogno, che è insieme detentore di una verità e causa del suo occultamento.




 

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