lunedì 14 aprile 2014

Papa, Umer Ded Moroz


Papa, umer ded moroz AKA Father, Santa Klaus Has Died
Russia, 1992
77 min.
Regia di Yevgeny Yufit


Era il 1992 quando Yevgeny Yufit traendo spunto dal racconto La famiglia del Vurdalak di Aleksej Tolstoj realizzò il suo primo lungometraggio Papa, umer ded moroz istituzionalizzando la componente cinematografica di quel movimento denominato necrorealismo, un malsano connubio di cinema horror a basso costo e neorealismo italiano. Cinema tassativamente in bianco e nero, insalubre, nihilista, violento, ma allo stesso tempo: “con lo stile tipico della poesia visiva orientale di Tarkovskij o Paradzanov (fatto di campi lunghi, narrazione lirica che inasprisce le tensioni del racconto, vocazione concettuale alla metafisica), Yufit eccede da ogni norma descrivendo un paesaggio oscuro in cui si parla pochissimo e nel quale la parola è deliberatamente volta a frantumare il rifiuto della rappresentazione diacronica, favorendo un processo di pura atmosfera nella quale il senso delle redenzione cede il passo ad un vuoto gelido: così, il senso di privazione spirituale del film è assoluto.



L’incubo di Yufit si realizza tutto in una suggestione visiva assai lontana dalla sensibilità occidentale, in quanto non si cura di attribuire un qualche senso alla narrazione (frammentaria, incoerente, talvolta del tutto inesistente), e così il ritratto della vita umana e della sua insensatezza possiede un’oscura poesia ornata di simbolismi e metafore nella quale agiscono personaggi senza speranza e senza scampo, reietti dell’esistenza, desolati superstiti del nulla. In questo senso Yufit prosegue il discorso di Tarkovskij radicalizzandone il senso: la fine dello spiritualismo ha prodotto una catastrofe nella quale l’angoscia non è altro che l’immagine riflessa dell’orrore.”
Beniamino Biondi





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